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Italia Analfabeta


Quello allo studio è un diritto sacrosanto, e la cultura e la conoscenza sono alla base della formazione di un ottimo cittadino. Eppure, nonostante le tante battaglie portate avanti ogni giorno nelle aule di tutta Italia (così come nei Paesi di tutto il mondo), sembra che non si stiano avendo i frutti sperati.


Il 75% degli studenti universitari non è in grado di scrivere e parlare fluentemente, e correttamente, in italiano. È questo il succo di una lettera inviata al primo ministro italiano e al Ministero dell'Istruzione da parte di 600 docenti universitari italiani. E se non bastasse, a questo si uniscono i dati dell'ultima indagine dell'OCSE, risalente al 2013, e le parole del noto linguista Tullio de Mauro. Secondo il report dell'ottobre 2013, il 28% della popolazione adulta in Italia non possiede capacità minime di comprensione del testo, contro il 15% della media mondiale; invece De Mauro, in un'intervista al Mattino risalente al 2014, ha denunciato come quasi l'80% della popolazione italiana non è in grado di affrontare la società contemporanea a causa di gravi lacune nel linguaggio, dovute a una scarsa propensione alla lettura di libri e giornali, e un'affezione troppo elevata alla televisione.

È inutile sottolineare che questa sfilza di dati ha scatenato un putiferio sul web, tra chi sostenesse che fossero veritieri e chi invece crede sia tutta una montatura per screditare il "popolino". Sarebbe bene però fermarsi a pensare e chiedersi il perché i dati relativi al nostro Paese risultino tanto inferiori a quelli di altri Paesi a noi vicini come Gran Bretagna e Francia (solo la Spagna raggiunge percentuali simili alle nostre).

E sarebbe bene anche riflettere su come sia possibile che tali dati siano in totale controtendenza con i risultati degli Esami di Maturità dagli anni Ottanta a questa parte: se da una parte, infatti, sono oltremodo evidenti le carenze lessicali dei giovani italiani, amplificate dai sempre più diffusi post sgrammaticati sui social-media, d'altra parte le promozioni agli Esami di Maturità lo scorso anno hanno sfiorato il 100% netto, quando 40 anni fa si fermavano al 70%. Sintomo di ragazzi più preparati o di un esame che oramai è solo un ostacolo formale al raggiungimento del tanto ambito "diploma"?


Analfabetismo funzionale

Il (quasi) riuscitissimo recente programma di Rai 2, Il Collegio, mette in mostra proprio i limiti della nuova generazione confrontati con quella precedente: giovani svogliati, spesso irrispettosi, per i quali la matematica è un'opinione e la storia la si studia coi videogiochi. Per carità, "la nostra intelligenza non si misura con la conoscenza", direbbe gran parte dei maturandi, e in parte è vero. Ma è innegabile che, statisticamente, conoscenza, cultura e capacità intellettive vadano di pari passo.

Allora è il sistema scolastico nella sua totalità ad essere fallace? In parte, si può dire. Basti pensare che, secondo un disegno di legge attualmente in discussione, si ritenga ancora troppo severo il metodo di insegnamento nelle scuole primarie e secondarie: per questo, si è pensato, niente bocciature alle elementari e voti non più a numeri, in quanto, con una media troppo bassa, sarebbe impossibile recuperare le insufficienze. Invece di incentivare ad impegnarsi con più serietà nello studio, stiamo andando incontro alle lacune dei nostri alunni, assecondandole.

Ma non demandiamo sempre le colpe. Il sistema familiare è in evidente crisi, e i genitori stanno sempre più perdendo di vista il bene dei propri figli per "aggraziarseli", quando invece stanno facendo l'esatto opposto, non insegnandogli come affrontare la vita privati dai vizi e dalle comodità di casa. Eclatante è il caso di un padre a Castel San Giovanni, nella provincia di Piacenza, risalente a tre anni fa ma che solo pochi giorni fa ha raggiunto il suo epilogo: una mattina, col cellulare, ha chiamato la scuola del figlio lanciando un (falso) allarme bomba e provocando l'evacuazione immediata di tutta la struttura. Perché? Il figlio non aveva studiato per la verifica in classe. Dopo indagini accurate e controllo dei tabulati telefonici, si è risaliti all'autore del gesto, che pochi giorni fa è stato condannato ad un mese di reclusione con sospensione della pena.

Spesso dimentichiamo di ricordare ai nostri figli che i voti non servono "a misurare l'intelligenza", a conquistare un pezzo di carta col nostro nome sopra, o a gareggiare nel prendere il più alto. Lo studio è cultura, è conoscenza, è capacità di relazionarsi col mondo, è creatività, è apertura. Studiare non ci rende automaticamente intelligenti, ma ci aiuta ad affrontare la vita con un'arma in più.

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