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Il senso di uno scatto

Chi è l'artista impegnato

Non ogni opera deve necessariamente essere impegnata, e ciò vale dai film, ai libri, ai quadri, alle fotografie, alle canzoni. Ma tentare di dare un significato, anche nascosto e personale, al proprio lavoro è una sfida a cui ogni artista deve partecipare, prima o poi.


Il passo successivo

Ora che abbiamo imparato che per scattare una fotografia bisogna premere un pulsante, dovremmo chiederci: a chi la mostrerò? E soprattutto, perché la mostrerò?


Grazie all'imperversare di sempre più social networks nella nostra vita virtuale, siamo circondati costantemente da immagini e fotografie di ogni tipo: Instagram, Flickr o Pinterest sono solo alcuni dei più famosi siti di condivisione nati esclusivamente per fotografi, professionisti o amatoriali. Condividiamo foto di noi stessi, delle nostre vite, dei nostri viaggi, delle nostre case e dei nostri animali, di ciò che facciamo, di ciò che vorremmo fare e di ciò che faremo. Ma a chi stiamo parlando? Tralasciamo la questione della privacy, perché ci vorrebbe un articolo a parte per quanto è lungo l'argomento, e concentriamoci sul perché postiamo le nostre foto ovunque sia possibile, alla ricerca maniacale di like & share.


Solitamente, il senso di gran parte degli scatti è semplicemente quello del ricordo: che sia una festa, una vacanza, un bacio o una rimpatriata, per noi è importante poter avere un ricordo tangibile di ciò che facciamo durante la nostra vita, oggi molto più che prima. Ma esiste una piccola categoria di fotografi, forse un po' di nicchia, che nei propri scatti cercano di inserire significati nascosti, che possano magari far riflettere o semplicemente divertire o stuzzicare.

La seguente è una foto scattata di passaggio in un vicolo di Bologna, pochi anni fa.


È evidente che sarebbe potuta essere più curata esteticamente, realizzata meglio, ma si è trattato di immortalare un evento di pochi istanti, uno scambio di sguardi unico nel suo genere: una tenera signora anziana, in sella alla sua bicicletta, guarda con aria quasi di sfida una ragazza in costume, in preparazione ad una festa nel ghetto bolognese. Si sente forte quello che può sembrare uno scontro generazionale, con la signora, ben coperta, stupita e forse infastidita nel vedere la ragazza seminuda in mezzo alla strada. Di certo il significato che si rintraccia in un immagine è sempre profondamente soggettivo - e meno male sia così! -, ma è importante sapere il punto di vista di chi quell'immagine l'ha pensata e poi realizzata, per avere una chiave di lettura iniziale, con cui poterci confrontare. E lo stesso vale per l'autore dello scatto: confrontarsi con altre persone aiuta a capire se davvero si è riusciti nell'intento che ci si era prefissati.


Il senso dei like

Cambiare il contesto, e di conseguenza il senso, di uno scatto significa probabilmente rovinarlo del tutto, ed è quello che è successo recentemente con delle immagini-ricordo condivise da visitatori del Memoriale dell'Olocausto a Berlino sul web. Un giovane creativo ha, infatti, provocatoriamente ritagliato le persone presenti nelle foto nelle pose più disparate e le ha posizionate su immagini risalenti al periodo dello sterminio ebreo, accanto ai corpi senza vita di coloro che affollavano quegli stessi campi di concentramento che si volevano commemorare con quei post sui social.

Ne è uscito fuori, ovviamente, un orrore per gli occhi, tra facce sorridenti miste a cumuli di corpi bianchi e nudi.


Lo scopo di Shahak Shapira col suo progetto online Yolocaust, così come il nostro, non è affatto quello di criticare i soggetti di queste immagini, quanto quello di invitare a riflettere su cosa stiamo scattando e sul perché lo stiamo scattando e, magari, anche condividendo. Perché se vogliamo "farci fotografi" solo per contare i like che i nostri visi sorridenti o i nostri animali domestici ricevono su Facebook, allora rimaniamo sicuri che la fotografia non potrà essere più che un hobby estemporaneo.

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