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The Young Pope ci mostra l'altra faccia del Vaticano

E' papa-mania in Italia e negli Usa

Coproduzione internazionale di Sky, HBO e Canal+, vede Jude Law protagonista nei panni di papa Pio XIII, con Diane Keaton e Silvio Orlando in una delle sue migliori interpretazioni. E' la prima serie diretta da Sorrentino ed è già un successo in tutto il mondo.

Pio XIII è il re della Chiesa

Precisiamo. Questa serie parla della Chiesa, della religione, del papa, dei fedeli, ma non è da bollare a priori come anticlericale o anti-cattolicesimo, tutt'altro. Pio XIII - interpretato da un fenomenale e ricercatissimo Jude Law - è un papa visionario, contraddittorio, in lotta con se stesso e probabilmente molto più intransigente e credente di quanto si possa credere guardando trailer e poster ufficiali. Lenny Belardo è il primo papa italo-americano a sedere sul trono di Pietro, orfano sin da piccolo, quando i genitori lo hanno abbandonato affidandolo a Suor Mary - Diane Keaton -, che ora lo affianca nella sede papale. Legato, forse fin troppo, alle tradizioni millenarie della Chiesa Cattolica, si inimica gran parte della curia romana, a partire dal segretario di Stato, il cardinal Voiello - personaggio cucito a misura sulla pelle di Silvio Orlando, che mette in risalto tutti i pregi della sua preziosa carriera teatrale. Più che anti-papa, Belardo è l'anti-Bergoglio: dove Francesco apre, Pio XIII chiude, dove Francesco sorride, Pio XIII si nasconde. Eppure, il giovane papa sembra essere un supereroe: riesce ad avere un dialogo aperto con Dio e tutto ciò che chiede si avvera miracolosamente, nonostante non riesca invece ad avere alcun dialogo con fedeli e giornalisti.


Il tocco di Sorrentino

Fin qui, The Young Pope sembra essere l'ennesimo tentativo di stereotipare sul piccolo schermo un tipo di "potere", quello spirituale, come da anni avviene con la politica (House of Cards su tutti, metro di paragone, per molti, di questa serie) o con la malavita. Ma, per quanto possa piacere o no, è Sorrentino a rendere il tutto originale. Lunghi silenzi, ironia sottile e sempre presente, dialoghi ricchi di simbolismi e inquadrature ricercatissime, mischiando reale e surreale come metafora della vita spirituale di ogni uomo. Non mancano decise denunce al mondo ecclesiastico, come quelle alla pedofilia, all'ipocrisia e alla corruzione di sacerdoti e cardinali, che si affiancano ad importanti approfondimenti sulla Bibbia (uno su tutti il confronto sul tema dell'aborto) e a incantevoli riflessioni sulla pace e sull'amore. I dieci episodi da un'ora l'uno possono facilmente essere riuniti in un unico lungo film, lento ma mai noioso, "evanescente" come le opere a cui Sorrentino ci ha abituati, e di una bellezza visiva unica nel suo genere. La musica mai banale e spesso inaspettata, la sigla, ogni raggio di luce, ogni vestito, ogni oggetto e ogni movimento di cinepresa è stato studiato alla perfezione per essere un piacere per gli occhi.



La cinematografia internazionale investe in Italia

Come già detto, la serie è stata prodotta dall'italiana Wildside e finanziata da una collaborazione tra Sky (capofila), Canal+ e HBO, raccogliendo quindi investimenti da mezza Europa e dagli Stati Uniti (in totale circa 40 milioni di euro). Ben l'80% del budget è stato speso in Italia, in particolar modo per i set delle riprese, a Cinecittà, e la serie è già stata venduta in oltre 80 Paesi, oltre a quelli in cui operano le tre produttrici. Attualmente è in programmazione negli Stati Uniti e la prima puntata è stata un successo: 3 milioni di spettatori solo nei primi due giorni, superando première di serie di Scorsese e di Soderbergh, amatissimi negli USA. Se non bastasse ciò, la grande arte italiana si è messa ancora più in gioco: gli abiti vestiti da Jude Law sono stati ricamati a mano uno per uno da stilisti italiani e rispecchiano al cento per cento i veri abiti del pontefice, e anche la Capella Sistina è stata ricreata da zero in scala reale, replicando ogni dipinto e ogni marmo negli studi di Cinecittà, vista l'impossibilità di girare le scene negli ambienti vaticani. Questa collaborazione internazionale, così come anche quella della Rai per I Medici, lascia ben sperare per un futuro prossimo in cui l'Italia tornerà a essere competitiva a livello mondiale nella cinematografia e nella serialità, raccogliendo investimenti che potrebbero rialzare un settore ormai in crisi da molti anni.

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